Eco beauty Come è cambiato lo spreco alimentare in pandemia? 07 settembre 2021 Analizziamo l’impatto delle restrizioni sulla quantità di cibo che viene buttata via Italia, marzo 2020. Nessuno di noi non può che andare con la mente ai telegiornali dove rimbalzavano le prime notizie sul nuovo coronavirus da Codogno a Wuhan, alla sensazione di insicurezza con un nemico invisibile dappertutto e infinitamente piccolo, le prime mascherine poi introvabili e i supermercati saccheggiati, con le file fuori di persone che aspettavano per fare la spesa. Cosa abbiamo messo nei nostri carrelli in questo lungo periodo di emergenza da Covid-19? Cosa abbiamo imparato? Come sono cambiati i nostri stili di vita e di consumo? Abbiamo comprato – tralasciando disinfettanti, gel, guanti monouso, saponi, etc – macchine per fare il pane (+652%) e il relativo lievito per mettere le mani in pasta, cibo in scatola (+377%) che ci dà il senso di sicurezza, ci siamo tenuti solidamente alla pasta (+239%) e ha fatto un grosso salto in avanti la verdura (+238%) al motto di “già che ci sono mangio bene”. Ma visto il successo delle piattaforme on demand non abbiamo lesinato sui pop corn (+179%) e i generi di “conforto” come biscotti (+147%) e la cioccolata (+86%). I dati sono del Corriere.it Ci siamo riscoperti mastri fornai e pasticcieri, pizzaioli anche se non acrobatici, abbiamo sperimentato le ricette recuperate al telefono dalle zie oppure sui siti o manuali di cucina, con più tempo a disposizione ci siamo dedicati anche alle ricette di recupero e a limitare gli sprechi. Tanto che lo spreco alimentare ha segnato un -12% rispetto al 2019. Restano comunque 5,2milioni le tonnellate di cibo che vengono buttate ogni anno in Italia. Il che corrisponde – dati del Watcher International Observatory on Food and Sustainability su rilevazione Ipsos - 9,7 miliardi di euro: fra case, campi, commercio e distribuzione. Insomma lungo tutta la filiera agroalimentare. Parliamo ancora di 27 chili di cibo buttato all’anno, un equivalente di mezzo chilo a testa a settimana. Si tratta di un problema ambientale, etico ed economico. Se pensiamo solo che sono aumentate le persone che chiedono aiuto per mangiare, 4 milioni solo in Italia. Non siamo sorpresi che dalla rilevazione IPSOS infatti l’83% degli italiani giudichi immorale lo spreco alimentare. C’è anche tutto un sistema di iniziative e app che mirano a recuperare il cibo non perfettamente conforme agli standard del mercato, o prossimo alla scadenza, o invenduto, che viene recuperato e destinato a chi ne ha bisogno, che ha visto un forte incremento durante questo periodo di restrizioni sociali. Ci resteranno negli occhi le immagini in tutte le città grandi e piccole d’Italia di sacchetti con la spesa a disposizione di chi non poteva organizzare più il pasto. Per il 29 settembre le Nazioni Unite hanno istituito la Giornata internazionale di consapevolezza sulle perdite e gli sprechi alimentari, le indagini e i sondaggi ci fotografano come più attenti e consapevoli in attesa di costruire una nuova normalità. Anche il semplice fatto di adottare una lista della spesa e di comprare il giusto riduce lo spreco: come sempre, sono i piccoli gesti ad essere rivoluzionari. L'articolo è a cura di Econote.it! Share: